Come PREPARARE LA BARCA AL VARO per la Stagione Estiva

barca su acque cristalline

È importante accertarsi che la propria barca inizi la stagione in condizioni ottimali, per la massima resa durante la stagione estiva.

Gli step fondamentali per il varo sono:

  • Togliere il telo termoretraibile
  • Lavare lo scafo
  • Verificare la carena, assi, timoni ecc. se necessitano di carteggiatura
  • Applicare due mani di antivegetativa
  • Controllare che le boccole dell’asse timone non abbiamo gioco
  • Sostituire gli zinchi

Per cominciare bisogna lavare lo scafo prima di mettere in acqua la barca togliendo le impurità e sporco della sosta a terra invernale.  All’occorrenza per dare maggiore brillantezza e protezione valutare se lucidare lo scafo e proteggerlo con prodotti adeguati.

Si consigliano i prodotti della 3M.

Controllare che nel fondo della carena non vi siano zone di distacco e che la superficie sia omogenea (nel caso valutare carteggiatura).

Applicare due mani di antivegetativa. La seconda mano andrebbe data pochi giorni prima del varo in modo da non perdere di efficacia a causa dell’esposizione ad acqua, sole e aria.

Le vernici antivegetative più usate sono:
  • A matrice dura: rilasciano lentamente i biocidi nell’acqua rimanendo apparentemente intatte anche una volta esaurito il loro effetto. E’  consigliata per scafi veloci e per chi naviga poco e di conseguenza lascia la barca in porto.
  • Autoleviganti: si sfogliano gradualmente a causa dell’attrito con l’acqua. Lo strato di vernice si riduce di spessore nel tempo ma resta sempre efficace. Consigliata a coloro che intraprendono lunghe navigazioni.
L’applicazione dell’antivegetativa normalmente si svolge una volta all’anno prima del varo ma ciò può essere condizionato dalla zona, dal porto in cui staziona la barca o dal tipo di vernice che è stato applicato.

Per quanto riguarda invece assi, eliche, timoni e flap si consiglia di utilizzare delle antivegetative specifiche che permettono una maggiore adesione e di conseguenza una più lunga durata , specie sulle eliche dove l’usura è maggiore.

La sostituzione degli anodi sacrificali o comunemente chiamati zinchi si effettua prima del varo.

Esistono svariate tipologie di zinchi realizzate su misura per alloggiare in parti specifiche come l’ogiva dell’elica, il collare per l’asse, l’anodo dell’elica di prua ecc.

Vengono nominati anodi sacrificali in quanto, essendo formate da un materiale con un indice di elettronegatività basso (zinco, magnesio  o alluminio)  in caso di corrente galvanica salverà le altre parti vulnerabili in metallo della nostra barca.  

L’intensità della correnti galvaniche dipende da alcuni fattori: il potenziale dei due metalli, la temperatura ambientale, la salinità dell’acqua, il rapporto di massa dei due metalli .

E’ consigliabile controllare periodicamente lo stato di usura degli anodi ed è importante ricordarsi di non verniciarli.

La corrosione galvanica non riguarda soltanto le parti immerse ma può attaccare qualsiasi metallo esposto all’aria salmastra. Si consiglia pertanto di evitare l’accoppiamento di metalli diversi tra loro o di interporre un isolante che ne impedisca il contatto diretto.

Scala galvanica metalli

CENNI STORICI

Luigi Galvani
Il fenomeno della corrosione fu studiato per la prima volta nel 1780 da Luigi Galvani, dal quale prende il nome.

Lo studioso scoprì che due diversi metalli messi in collegamento tra loro ed immersi in una soluzione salina, collegati contemporaneamente ad una diversa regione del nervo scoperto di una zampa di rana, provocavano la contrazione della zampa stessa.

Galvani chiamò questo fenomeno ”elettricità animale”

senza però comprenderne il significato elettrochimico; furono poi successivamente Alessandro Volta e John Frederic Daniell a riprendere il concetto di “cella galvanica”, per indicare tutti quei sistemi elettrochimici analoghi a quello scoperto da Galvani, come le celle elettrochimiche in grado di fornire energia elettrica.

Tra le più importanti ricordiamo appunto la ”pila di Volta”(1799) e la ”pila Daniell”(1836).

Di fatto la ”cella galvanica” andrebbe più propriamente chiamata ”cella voltaica”, in quanto fu Volta che scoprì che l’accoppiamento galvanico è legato sostanzialmente alla differenza di nobiltà nella coppia metallica.


IL FENOMENO DELL’OSMOSI

Negli anni ’80 l’osmosi era descritta come “il cancro delle barche”. Oggi questo fattore è risolvibile attraverso un adeguato trattamento.

Tecnicamente l’osmosi è la reazione che ha l’acqua, rimasta imprigionata o penetrata nello scafo, con gli agenti chimici che si trovano nei componenti della vetroresina, quali catalizzatore e resina. Questo crea un acido che corrode i sottili strati del laminato  creando delle bolle dette anche blisters.

L’osmosi può iniziare negli strati superficiali dove è più facile individuarli oppure in quelli più profondi dove ci vuole più tempo per manifestarsi, ed in questi casi necessita di un igrometro per individuarla.

Il fenomeno dell’osmosi è più diffusa nelle imbarcazioni dove la qualità della resina è più scarsa oppure può essere innescata da una cattiva manutenzione.

Un lavoro di preparazione allo scafo malfatto per l’applicazione dell’antivegetativa comporta l’asportazione di qualche micron di gelcoat che costituisce una barriera impermeabile dello scafo, questo può provocare infiltrazione d’acqua generando cosi un fenomeno osmotico.

Gli interventi da fare per eliminare questo problema si possono suddividere in:

  • Intervento preventivo: consiste nell’applicazione di più mani di resina epossidica direttamente sul gelcoat.
  • Intervento curativo: consiste in una serie di operazioni che si compiono sull’imbarcazione al fine di riportarla al suo stato originale: preparazione, asciugatura, stuccatura e ripristino del gelcoat.

La preparazione prevede l’asportazione del gelcoat tramite la sabbiatura che con la forza della “sabbia” intacca le bolle nella zona superficiale in modo da permettere allo scafo di asciugarsi. Dopodichè nel periodo di asciugatura (della durata di 3/4 mesi, tempo permettendo) si eseguono dei cicli di lavaggio con l’idropulitrice considerati importanti per l’asportazione delle parti igroscopiche e saline del laminato.

Si procede poi con la stesura di uno strato di resina epossidica, stuccatura, levigatura e ulteriori mani di epossidica.

Solo dopo aver finito le varie fasi si potrà applicare il primer e l’antivegetativa.


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